Un paradosso emergente riguarda gli uffici domestici di milioni di lavoratori. Teoricamente liberi di muoversi quando vogliono, senza supervisori fisicamente presenti, i dipendenti in smart working mostrano comportamenti sedentari aumentati rispetto ai colleghi in ufficio. Una ricerca pubblicata su Scientific Reports nel 2025, condotta attraverso focus group e interviste semi-strutturate con lavoratori desk-based in Irlanda, Spagna e Paesi Bassi, ha rivelato che i dipendenti non si sentono trusted mentre lavorano da casa, creando una riluttanza a lasciare la scrivania.
Lo studio, parte del progetto europeo Click2Move, ha coinvolto 51 dipendenti per comprendere i fattori che influenzano la loro capacità di ridurre i comportamenti sedentari nel contesto home-office. C’è evidenza crescente che suggerisce che lavorare da casa aumenta ulteriormente il tempo sedentario totale dei lavoratori desk-based rispetto all’ambiente d’ufficio, e questo aumento sembra essere accumulato attraverso una maggiore quantità di tempo stando seduti.
I ricercatori hanno utilizzato il modello COM-B (Capability, Opportunity, Motivation) per analizzare i dati, scoprendo che il problema non è tecnologico ma profondamente psicologico e organizzativo.
La disponibilità digitale
I partecipanti hanno evidenziato che quando lavorano da casa, i manager spesso chiedono ai dipendenti di compilare timesheet e giustificare le loro ore, cosa che di solito non è richiesta per chi lavora in ufficio. Un partecipante spagnolo ha rivelato: “Dobbiamo giustificare cosa facciamo quando siamo a casa, dobbiamo compilare una griglia e dire cosa ho fatto dalle nove alle dieci, dalle dieci alle undici… Quando sono in ufficio posso andare al bar per tre ore e nessuno dirà niente”.
In questo caso si comprende come il controllo sia effettivo e non psicologico ma nella maggior parte dei casi, pur in assenza di controllo, il fattore psicologico prende il sopravvento.
Questa percezione, moltiplicata per milioni di lavoratori, genera quello che i partecipanti descrivono come “presenza performativa“: la necessità costante di dimostrare di essere al lavoro. I dipendenti sembrano essere ansiosi ogni volta che lasciano la scrivania e mantengono le pause il più brevi possibile. Sembra quasi che ci sia un problema di senso di colpa che agisce sotto traccia e che potrebbe essere causato da un giudizio sociale negativo sull’home working. Questo ambiente lavorativo crea una mancanza di opportunità per i dipendenti di ridurre i loro comportamenti sedentari durante le ore lavorative a casa rispetto all’ambiente d’ufficio.
La fiducia negata e le sue conseguenze
I dipendenti sentono che c’è molto poco supporto dai loro datori di lavoro nel ridurre il comportamento sedentario mentre lavorano da casa e che è visto come una loro responsabilità se vogliono essere più attivi durante il lavoro. La ricerca ha identificato attraverso il modello COM-B tre barriere fondamentali: Capability (mancanza di conoscenza), Opportunity (spazi e culture), e Motivation (percezione di essere monitorati).
I dipendenti sono consapevoli che questa modalità di lavoro è vista come improduttiva e di conseguenza, sembrano passare la durata del lavoro da casa cercando di giustificare la loro produttività e mostrare ai datori di lavoro che effettivamente lavorano. Un partecipante spagnolo ha sintetizzato: “Non è tranquillità o altro, è la consapevolezza che abbiamo, che il telelavoro è mal visto, e devi giustificarlo.”
Il contrasto con le organizzazioni illuminate
Lo studio rivela anche un contrasto significativo con le aziende che hanno adottato approcci diversi. I dipendenti in aziende che hanno implementato un approccio di “modern management”, dove il lavoro prodotto è l’indicatore chiave di performance piuttosto che le ore alla scrivania e dove l’attività fisica è valorizzata, sembrano più propensi a ridurre i loro comportamenti sedentari durante la giornata.
Un partecipante irlandese ha descritto: “Abbiamo effettivamente ore programmate durante la settimana dal nostro manager, si chiama wellness hour dove ti è permesso alzarti, fare quello che vuoi, lasciare l’ufficio e fare una passeggiata o andare in palestra.”
Il costo nascosto dell’immobilità forzata
I lavoratori d’ufficio possono passare tra il 68 e l’82% della loro giornata seduti, il tempo sedentario più alto tra tutte le occupazioni. Nel contesto del lavoro remoto, questa percentuale aumenta ulteriormente.
I partecipanti hanno rivelato che la natura online del lavoro da casa crea un ambiente che incoraggia comportamenti sedentari, poiché i dipendenti comunicano esclusivamente online con i colleghi rispetto a lasciare fisicamente la scrivania quando sono in ufficio. Le riunioni back-to-back, facilitate dalla facilità di programmazione online, amplificano il problema.
Ma il costo più profondo è psicologico. La natura unica e isolata del lavoro da casa significa che i dipendenti spesso hanno pochissima interazione con i colleghi e si sentono isolati. Questa combinazione di isolamento e controllo percepito crea una tempesta perfetta per la salute mentale e fisica.
Riprogettare l’architettura della fiducia
I dipendenti vogliono l’autonomia di scegliere quando e come ridurre i loro comportamenti sedentari. Vogliono che le organizzazioni li supportino e incorporino un elemento sociale negli interventi. Non parliamo di strumenti come le standing desk o app per il benessere, ma di ripensare radicalmente come misuriamo e valutiamo il lavoro.
Lo studio suggerisce che ridurre lo stigma che circonda l’impegno in attività fisica durante il lavoro può essere efficace nel creare opportunità per i dipendenti di ridurre i loro comportamenti sedentari. Questo può essere aumentato dal senior management che dimostra ai dipendenti che è accettabile ridurre il loro tempo seduto durante il lavoro.
Un partecipante olandese ha proposto: “Mi piacerebbe se nel tuo sistema di lavoro, ricevessi un pop-up dal tuo capo dipartimento o un altro senior che dice: ‘Sto andando a fare una passeggiata, che ne dici?’ Solo qualcosa per mostrarti che: ‘Sì, questo è normale, quindi posso fare una passeggiata anch’io’.”
La conoscenza mancante
C’è un’apparente mancanza di conoscenza tra chi lavora da casa sull’impatto di alti livelli di comportamenti sedentari ininterrotti. La maggior parte dei partecipanti ritiene necessario frammentare il loro tempo seduto e impegnarsi in attività fisica solo per alleviare sintomi fisici, come problemi alla schiena o agli occhi.
I partecipanti hanno anche rivelato che non sanno come cambiare positivamente il loro comportamento a lungo termine. È evidente che i dipendenti hanno fatto diversi tentativi di alterare i loro comportamenti in passato, ma questi sforzi sono stati efficaci solo a breve termine.
Verso una nuova cultura del lavoro
Le organizzazioni che prospereranno nel futuro saranno quelle che comprendono questa verità fondamentale: la produttività non si misura in ore di presenza digitale ma in risultati e benessere sostenibile. Il supporto organizzativo e l’incoraggiamento sembrano essere cruciali nel fornire al personale la libertà di impegnarsi in attività fisica e ridurre i loro comportamenti sedentari durante il lavoro.
Lo studio conclude che interventi multi-componente che mirano a migliorare la cultura che circonda i comportamenti sedentari occupazionali e creare opportunità per i dipendenti di impegnarsi in attività fisica, attraverso l’uso del modelling (manager che danno l’esempio) e fornendo supporto organizzativo appaiono fondamentali.
Il cambiamento richiesto non è solo ergonomico o tecnologico. È culturale e sistemico. Richiede di ripensare cosa significhi “lavorare” nell’era digitale e di costruire sistemi basati sulla fiducia piuttosto che sul controllo.
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